17 marzo 2007

Dal Consiglio Pastorale Parrocchiale ...

1. Scelte di fondo

COME, GENERALMENTE, VIENE CONSIDERATO IL MONDO GIOVANILE NELLA NOSTRA PARROCCHIA?
Catalogare il mondo giovanile in un’unica e uniforme risposta, non è pratica realizzabile. Il Consiglio Pastorale in questione, infatti, assemblaggio delle più varie estrazioni esperienziali e generazionali, non può avere un’unica visione del mondo giovanile.
Capovolgendo, però, tale considerazione si scopre un altro sentore: è lo stesso mondo giovanile ad essere vario e soggetto alle più molteplici sfumature esistenziali che non permettono di riconoscerlo. Rinchiuderlo in un’unica definizione vorrebbe dire privarlo della sua ricchezza, della sua energia, della sua versatilità, della sua sensibilità; vorrebbe dire inaridirlo mentre arido non è.

La prima delle poche cose comuni espresse è l’ampia definizione in cui far rientrare i “giovani”: dovrebbero essere quelle persone che vivono gli anni in cui prendere coscienza delle proprie responsabilità.
Sviluppando questo concetto ci si accorge curiosamente che ogni componente del CPP sa decisamente definire le caratteristiche appartenenti ai giovani, ma ben pochi consiglieri vi assegnino le stesse. Ed inoltre, esse sono estreme, mai mediocri. Se il mondo giovanile lascia vedere tali differenze, se ne può rilevare il patrimonio.
Il CPP vede, quindi, queste contrapposizioni: un giovane è irresponsabile, poco impegnato, dipendente da troppi fattori, suscettibile, variabile a seconda dell’ambiente. Ma esso racchiude un germoglio positivo di freschezza, il giovane non è mai pago, essi sono “possibilità”.
La seconda e fondamentale idea comune nell’ambito del CPP è che non si può parlare di mondo giovanile senza tirare in ballo il mondo cronologicamente successivo: gli adulti. E’ emersa in modo preponderante l’influenza che “i grandi” hanno sul giovane. Non si legga qui solo l’ambito genitoriale, ma una vera e propria esistenza giovanile che sembra solo il riflesso dell’agire adulto.
I giovani non si assumono responsabilità ma perché gli adulti li viziano.
I giovani disturbano ma perché la loro energia inquieta l’equilibrio adulto.
I giovani non si aprono agli adulti, ma perché gli adulti non li ascoltano.
I giovani sono, banalmente, tutto ciò che per età o esperienza, è inferiore agli adulti.
I giovani non occupano ruoli chiave del mondo perché non sono intraprendenti, ma anche perché gli adulti o sono “grandi vecchi”, o non liberano il ruolo chiave.
I giovani non hanno passioni, bloccandosi quindi le potenzialità, ma perché gli adulti non testimoniano l’essere appassionati.
Nell’intreccio giovani-adulti, però tre punti meritano una sottolineatura, perché considerati luoghi comuni mai smentiti, equivoci determinanti nel considerare il mondo giovanile:
· I giovani sono il futuro. Ma non si rileva mai che sono anche il presente.
· Tutti vengono interpellati sui giovani. Esclusi i giovani.
· I giovani vivono il famigerato “Disagio giovanile” o addirittura essi sono il “disagio”. Che non è mai però letto come prodotto del “Caos adulto”.
Si ritiene che gli adulti manifestino stanchezza nei confronti dei giovani e, perciò, rispondano combinando i loro bisogni invece di agire con l’educazione (cura blanda invece di prevenzione). Si precisa che tutto ciò non vuole essere una colpevolizzazione del mondo adulto, ma una rilevazione. Probabilmente la situazione attuale è dovuta al fatto che gli adulti provengono da una cultura “statica” ma in pochissimi anni si sono trovati catapultati in un mondo sin troppo “dinamico”, che produce questi giovani.
Probabilmente è giunto il momento di iniziare a dare una lettura composta dal mondo giovane e da quello adulto, non tenendoli più separati nelle analisi.


LA PARROCCHIA E’ IN GRADO DI PORTARE ALLA CONOSCENZA E ALL’INCONTRO CON CRISTO?
Dovrebbe.
Questa la parola che di riflesso tutti hanno sibilato alla promulgazione del quesito. E’ doveroso rilevare come questa domanda abbia provocato notevole convergenza di opinioni: è presente un’insoddisfazione comune sull’operato della Chiesa (nella domanda, infatti, è risultato subito limitante il termine “parrocchia” scegliendo di rispondere andando oltre la Chiesa locale). Ciò non sempre è compensato dalla forza di agire della componente laica per un miglioramento.
Infatti la Chiesa, in questo momento storico da intendersi soprattutto come Clero, si ritrova con la preoccupazione di inculcare Cristo e, per farlo, agisce molto tecnicamente e molto poco evangelicamente. Se ciò bastasse, la risposta alla domanda sarebbe un “sì” senza esitazioni, soprattutto verso quei giovani a cui riesce ad arrivare.
Invece, dovrebbe riconoscersi la responsabilità di non saper sempre esser testimonianza di Gesù con i fatti, l’esempio, le relazioni, l’accoglienza, il dono di sé, i sentimenti, l’educazione. Pare siano rimaste le regole cattoliche e sia molto offuscato il messaggio di Cristo.
Nel CPP si rileva il desiderio di un Cristo camuffato nella vita, piuttosto che un Cristo imposto a parole, a “questo si può fare” e a “questo non si deve fare”. La Chiesa non è più educatrice, formatrice di spiritualità e valorizzatrice di coscienze.
Queste considerazioni sono pesanti ma espressione del pensiero del CPP.
Che non si esula, però, dalle proprie responsabilità in merito: i laici si sentono, e forse sono, ancora troppo immaturi per sostenere e proclamare la misura evangelica, puntualmente delegata ai preti. Clero, però, che a sua volta tiene ben saldo il potere decisionale della Chiesa intera.

Riducendo geograficamente il discorso alla Parrocchia, è importante far notare come la presa di coscienza di una Chiesa più laicale, abbia ottenuto qualche risultato in ambito Azione Cattolica Giovani.
Infine, il CPP focalizza le basi per l’incontro e la conoscenza con Cristo all’interno della Famiglia: se essa per prima non si rinnova e diventa educatrice del messaggio, è poi la società, in cui anche le parrocchie sono comprese, ad essere eticamente traballante. Ecco perché agire, educare, formare i giovani è la corsia preferenziale per avere famiglie evangelizzatrici: saranno quelle fondate da quegli stessi giovani.

ESISTE UN COORDINAMENTO TRA LE PROPOSTE PARROCCHIALI E QUELLE VICARIALI E DIOCESANE?
Limitando il ragionamento all’ambito giovanile, il CPP è nuovamente unanime per questa risposta: molto poco.
L’unica realtà pastorale giovanile presente è l’Azione Cattolica. Ciò è dovuto alle ridotte dimensioni della Parrocchia, all’alta percentuale di persone coinvolte nell’AC e alla presenza di altre realtà amiche (ad esempio l’AGESCI) nelle parrocchie limitrofe. Sta tentando di emergere la realtà NOI che potrebbe essere un valido ampliamento dello spettro giovane destinatario.
Tutto ciò detto per rilevare che le proposte di pastorale giovanile ai tre livelli (diocesano, vicariale, parrocchiale) non sono coordinate a causa di una presenza scarna e confusa di una Pastorale Giovanile. Limitando la riflessione all’AC, il coordinamento manca per una storica indipendenza di proposte nel secondo livello, quello vicariale.
Si ritiene utile suggerire l’educazione ad un sistema di programmazione che parta dal livello diocesano e generale di pastorale per arrivare via via ai vicariati e poi alle parrocchie in tutte le realtà presenti.

2. Strumenti e obiettivi

NEL CPP SONO RAPPRESENTATI I GIOVANI?
No, sono rappresentati dei giovani, quelli che rappresentano la realtà pastorale d’appartenenza (AC, coro, NOI) e il segretario del CPP. Quindi solo una parte del mondo giovanile.
La loro presenza sommata a quella di adulti giovani dà una media d’età bassa, positiva anomalia per i CPP esistiti fin’ora ed è un’interessante svolta il fatto che essi abbiano accettato la responsabilità di un ruolo in CPP.

ESISTONO SPAZI D’ASCOLTO PER I GIOVANI IN PARROCCHIA?
Gli spazi, più o meno ufficiali, esistono, ma solo in parte.
L’Azione Cattolica parrocchiale è spazio per una parte degli adolescenti (Giovanissimi) e lo è indirettamente per una parte dei Giovani (perché sa indicare le esperienze extra-parrocchiali dove quest’ascolto può avvenire).
Spazi d’ascolto non ufficiali possono definirsi il bar del circolo NOI, luogo in cui può avvenire una chiacchierata con la persona giusta (ex-animati che avvicinano i loro ex-animatori), oppure l’ambito del coro giovanile (l’esperienza condivisa getta ponti per l’ascolto e la relazione).
Altro spazio d’ascolto era il precedente parroco, molto disponibile ai confronti personali. Disponibilità augurabile al nuovo parroco, una volta superata l’iniziale fase di conoscenza reciproca.
C’è da chiedersi se per gli altri giovani, quelli esterni alla parrocchia, sia la Parrocchia stessa a dover offrire questo genere di spazi o le realtà laiche sociali. Sicuramente essa deve esser pronta ad accoglierne l’avvicinamento spontaneo.

ESISTONO LUOGHI E MOMENTI AGGREGATIVI, FORMATIVI, DI SPIRITUALITA’ PENSATI APPOSTA PER I GIOVANI?
Nella Parrocchia e, un po’ più ampiamente in paese, gli ambiti dedicati ai giovani sono un buon numero.
L’Azione Cattolica Giovani è l’unica realtà a contenere tutti i tre ambiti sovracitati. Essa coinvolge molti degli adolescenti presenti in paese e li avvicina alla parrocchia offrendo formazione, spiritualità, usando anche tecniche aggregative. La strategia nei confronti dei giovani è, invece, diversa: consapevole della debolezza di una formazione autosufficiente, l’ACG indirizza i giovani impegnati con essa a percorsi extra-parrocchiali. Si tralasciano qui i dettagli dei cammini associativi realizzati, affini alle indicazioni diocesane e proposti talvolta con originalità. L’AC ha fin’ora adempiuto agli ambiti spirituali e formativi giovanili parrocchiali.
Esiste un coro composto prevalentemente da giovani, che anima le liturgie meno classiche. Esso è luogo di aggregazione, di servizio e, anche se indirettamente, di formazione liturgica.
Il circolo NOI, supportato dalle nuove strutture, sta cercando metodi per coinvolgere quei giovani poco interessati ad esperienze spirituali esplicite. Esso è la realtà parrocchiale più indicata per arrivare alla quasi totalità dei giovani. Ha già all’attivo qualche proposta realizzata per coniugare sport, cultura e svago con lo stile cristiano. Si ritiene sia la realtà NOI il futuro parrocchiale, cioè quella con il più ampio margine di sviluppo, sia per la recentissima storia che per metodica d’approccio al giovane.
Al di fuori della pastorale, ma in stretta collaborazione parrocchiale, è opportuno citare la pro-loco. Essa è luogo d’aggregazione, quasi casuale, di tante tipologie di giovani che scelgono un impegno non vincolato da tempi e programmi; la pro-loco permette a tutti di offrire servizio nel momento delle sue manifestazioni, tentando di far vivere un impegno con maggior respiro.
Il CPP pone evidenza sull’assenza di realtà minori che possano offrire spazio di espressione ai giovani meno portati ai confini delle associazioni: si citano compagnie teatrali, gruppi musicali, compagini culturali, ambiti missionari (ad esempio Operazione Mato Grosso).

3. Quali giovani?

I GIOVANI PRESENTI IN PARROCCHIA: CHI SONO?
Incerto se rimandare alle domande precedenti oppure allegare una lista di nomi e cognomi, il CPP rileva che i giovani presenti sono quasi completamente quelli impegnati col servizio.
E’ presente qualche eccezione, cioè persone partecipanti alle messe domenicali. Costoro hanno una famiglia e una storia personale formata in parrocchia.
Altra considerazione il fatto che fino ad un paio d’anni fa, i giovani impegnati erano gli stessi in tutte le sfere di servizio. Ora ciò si va via via differenziando, con giovani che scelgono ambiti diversi.

ESISTONO GRUPPI GIOVANILI PARROCCHIALI? CI SONO CAPI SCOUT, ANIMATORI, ANIMATORI DI AC?
Questa volta il CPP non esita: rimanda alle risposte precedenti!

COME CI SENTIAMO APERTI AI GIOVANI EMARGINATI, INDIFFERENTI, CREDENTI NON IMPEGNATI E COME CI STIAMO MUOVENDO VERSO DI LORO?
Il CPP è immobile. Le buone intenzioni di ognuno, non coprono il fatto che l’argomento non viene mai trattato, la domanda non viene mai posta. L’ambito parrocchia sembra riflettere la tendenza della Chiesa, che solo con adunate oceaniche e poco altro, affronta l’argomento.
Da sottolineare, però, che le forze sono già impegnate ed esaurite negli ambiti parrocchiali. Ritorna quindi la domanda già posta in precedenza, cioè se è la Parrocchia a dover offrire coinvolgimento ai giovani ad essa più lontani. Un suggerimento può essere la cooperazione con le realtà sociali quali il Comune, le associazioni sportive e quelle culturali. Il rapporto Parrocchia-Pro, in questo senso, è un inconsapevole inizio.

ALTRE OSSERVAZIONI
Questa verifica si è rilevata importante per illuminare finalmente l’antro ombroso della Pastorale Giovanile. Alla proposta del Sinodo, questo va dato atto.
Inoltre, un grosso interrogativo, persino provocatorio, è sorto; le buone proposte e le buone intenzioni esibite ai Giovani dalla Chiesa, vengono troppo spesso eliminate dall’atteggiamento della Chiesa stessa che si proclama accogliente ma si rivela ostica nelle varie congiunture della vita: riuscirà l’esperienza di questo Sinodo a far sostenere alla Chiesa locale uno spirito critico tale da accettare, per poi far evolvere, letture ad essa sfavorevoli?

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